Stipsi Cronica e Sindrome da Defecazione Ostruita

Soffri di stipsi o stitichezza da sempre? Sei proprio sicuro/a di averle provate tutte sul WC?!

Hai l’abitudine di provare a defecare, spingendo forsennatamente per un lasso di tempo ormai insostenibile e dedicando ore a quella che ormai è diventata una routine quotidiana dedicata allo svuotamento?

L’uso (anzi abuso) di lassativi e clisteri è all’ordine del giorno e ogni giornata comincia già appesantita dall’idea del continuo disagio sociale e psicologico.

Più studi scientifici hanno dimostrato che la maggior parte dei pazienti con defecazione ostruita presenta un’incapacità di coordinare i muscoli del sistema addomino-pelvico e retto-anale per facilitare e permettere una corretta defecazione.

Questa incapacità viene definita dissinergia addomino-pelvica e consiste proprio in una mancanza di forza propulsiva nell’espellere le feci contemporaneamente ad una contrazione anale paradossa (chiusura involontaria con spezzamento delle feci). Ne consegue, così, un mancato svuotamento e una sensazione continua di presenza di feci a livello ano-rettale.

In tanti, forse troppi, non conoscono ancora il beneficio che un semplice banchetto o poggiapiedi da toilette può avere durante l’atto della defecazione. Hai mai provato l’ebbrezza di dover utilizzare un bagno alla turca? Spesso quest’ultimo è fonte di imbarazzo, ma se ti dicessi che il WC a cui siamo abituati tutti noi è “funzionalmente” sbagliato?

Pensa, ad esempio, ad una donna durante il parto: la posizione più corretta e naturale per facilitare l’espulsione del feto dovrebbe essere proprio quella da accovacciata. Ho usato la fase del parto come esempio solo per rendere un po’ l’idea (in termini di rilassamento) di cosa accade al pavimento pelvico nella posizione “accosciata” sul poggiapiedi prima menzionato.

Sei sicuro/a di averle provate tutte sul WC?!

Il banchetto poggia-piedi può portare enormi benefici!

La riabilitazione del pavimento pelvico è finalizzata a ripristinare la normale sequenza defecatoria!

In situazioni di ipertono della “fionda” Pubo-Rettale (muscolo coinvolto nel rilasciamento del pavimento pelvico), la contrattura e il mancato rilasciamento di quest’ultimo intorno al retto pieno di feci sarà la causa della defecazione ostruita: l’utilizzo del banchetto favorirà il rilasciamento della fionda ancor prima di cominciare l’atto defecatorio. L’associazione, poi, della corretta respirazione permetterà alle feci di uscire senza spezzarsi e di non rimanere bloccate.

Nel tempo, però, tutto questo può portare ad uno sfiancamento delle strutture interessate.

In ogni caso, sarà il Proctologo a determinare la causa di questo mancato svuotamento, grazie ad esami diagnostici specifici (Defecografia, Manometria, etc…) e a stabilire l’esistenza o meno di un ingombro da prolasso/rettocele oppure la semplice presenza di contrazione paradossa del Pubo-Rettale, condizione funzionalmente reversibile con la riabilitazione del pavimento pelvico.

Nelle donne che presentano rettocele anteriore, invece, saremo di fronte ad un “intrappolamento” del retto in avanti verso la parete posteriore della vagina. I sintomi sono principalmente correlati alla presenza continua delle feci nell’ampolla rettale con sensazione di rigonfiamento o peso tra ano e vagina quando si spinge per evacuare e immediatamente dopo lo sforzo.

La riabilitazione del pavimento pelvico è finalizzata a ripristinare la normale sequenza defecatoria nella sincronia tra attività viscerali dell’ano-retto e attivazioni della muscolatura del pavimento pelvico. Le principali tecniche utilizzate sono:

  • chinesiterapia pelvi-perineale con esercizi specifici e adattati alla disfunzione
  • biofeedback ed elettrostimolazione con sonda anale
  • riabilitazione volumetrica con sonde a palloncino

A sottolineare quanto sia complessa la sindrome da defecazione ostruita vi sono tutte le tecniche chirurgiche utilizzate a seconda del caso clinico (invaginazione retto-anale, rettocele, enterocele, prolasso mucoso del retto): il chirurgo colon-proctologo andrà a correggere il difetto anatomico con la tecnica a lui più congeniale e secondo la migliore riuscita funzionale post-chirurgica. A questo proposito, infatti, molti chirurghi si avvalgono della possibilità di inserire un paziente in lista chirurgica soltanto dopo che quest’ultimo abbia completato un ciclo riabilitativo che scongiuri ogni recidiva in seguito all’intervento programmato.

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